Mi sembra importante chiederti a beneficio di coloro che leggeranno questo articolo ma non potranno vedere la tua magnifica espressione, sapevi di essere una persona che istintivamente ispira fiducia ?
No, non lo sapevo! Ti ringrazio dell’invito a rispondere a queste domande e del complimento. Ho avuto tanti incontri fortunati nella mia vita, ho dato e ricevuto fiducia. E ciò mi riempie di gratitudine, davvero!
Puoi presentarti brevemente ?
Mi chiamo Anna, ho quasi 34 anni, ma non so dirti quanti me ne sento… Sono diventata psicologa, assecondando l’istinto che mi ha fatto iscrivere a Psicologia, senza ben sapere cosa ne sarebbe derivato. Ma la mia vita, e il mio modo di intendere la professione, è cambiata decisamente nel 2015, quando mi sono buttata nel seguire un’altra intuizione…
Ritornando all’istinto o meglio alle intuizioni che a volte guidano le nostre scelte cosa ne pensi ?
Visto quanto detto fino ad ora, direi che non potrei vivere senza! Certo la capacità razionale è fondamentale. Il sapere inteso come conoscenza di regole e teorie è una cornice imprescindibile, nella vita come nel lavoro. Ma ci sono scelte che non si possono prendere solo sulla base della ragione. La vita ridotta a mero calcolo delle probabilità perde un po’ del suo sapore, secondo me.
Esiste una relazione fra questa capacità di”sentire”e la fiducia in se stessi?
Dipende cosa intendiamo per fiducia in se stessi. Io credo che tutti abbiamo la capacità di sentire. A volte però ignoriamo queste sensazioni e ci affidiamo alla ragione. In questo senso non abbiamo fiducia in noi e nelle nostre intuizioni. Per decidere di buttarsi in una scelta che sentiamo ma che facciamo fatica a spiegare razionalmente ci vuole una gran fiducia! Anche perché spesso e volentieri troviamo chi cerca di dissuaderci.
Professionalmente ti capita spesso di insegnare ai tuoi pazienti a gestire “nodi emozionali”che logorano la fiducia in noi stessi?
I nodi emozionali che segnano le nostre vite sono tanti e spesso influiscono sulla nostra esperienza quotidiana in tanti modi. A volte determinano un “tenersi indietro” per non assumersi il rischio di vedere come va. A volte comportano l’indossare una “maschera” che ci renda più “appetibili” per il mondo esterno. Altre ancora ci porta a cercare di tenere tutto sotto controllo per rendere più sopportabile la vita quotidiana. Ahimè però queste strategie raramente raggiungono l’obiettivo della serenità, ma anzi portano a un crescente senso di frustrazione, solitudine, stress e ansia. Cerco di aiutare i miei pazienti a sentire questi nodi nel qui e ora, nel corpo e nelle emozioni. Spesso affondano le radici nella storia della persona, e il lavoro terapeutico aiuta a far luce sul passato. Ma molto più importante è l’osservazione e l’azione sul nodo per come si manifesta oggi.
Dando per scontata la fiducia nella relazione terapeutica mi faresti il racconto di un episodio in cui l’ empatia si è tramutata in gioia?
Un episodio è difficile da pescare. Certo ridere coi miei pazienti è una cosa abbastanza frequente. L’ironia è una “strategia” di difesa intelligente e cercare la parte divertente anche nei momenti difficili è una gran risorsa. Adesso dirò una cosa che forse alcuni miei colleghi non approveranno, ma che ho imparato ad “approvare” anche grazie a insegnati ben più esperti di me. Io ai pazienti voglio bene. Certo è un affetto rispettoso del “contenitore” che è la relazione professionale. I miei pazienti non devono curarsi di non “urtare” i miei sentimenti. Ma l’affetto che provo, la relazione che si insatura, sono autentici e vissuti come tali.
Superare i nostri limiti,andare oltre le paure credi sia possibile e come?
Il limite è connaturato alla natura umana, certe cose si possono superare, altre si possono imparare ad accettare. La paura anche è umana, ma a volte è essa stessa a diventare un limite, se ci tiene inchiodati al passato. Superarla richiede di iniziare a prendere coscienza del fatto che esiste, ascoltarla nelle sue istanze. Poco a poco la consapevolezza ce ne fa prendere sempre più la distanza e la tramuta nella giusta motivazione ad affrontarla e a superarla, facendoci crescere come esseri umani.
Nel tuo vissuto personale quanto credi sia stato formativo apprendere nuove consapevolezze e imparare a rigenerarsi?
Mi riaggancio al sospeso della seconda domanda. L’intuizione che ho seguito è stata quella che mi ha portato sul Cammino di Santiago. Era una vocina dentro di me che mi sussurrava fosse la cosa giusta per me in quel momento e nonostante i dubbi e le paure l’ho seguita. In quella esperienza ho imparato a ascoltare il corpo e le emozioni e far tacere le narrazioni mentali che avevo su di me e sulla mia natura profonda. La mia consapevolezza ha fatto un passo avanti, e la strada mi ha portato ad approfondire le mie esperienze personali e professionali in modo da comprendere l’interezza del mio essere nel suo insieme di mente, corpo ed emozioni. Questo mi ha portato alla Mindfulness e alle pratiche di meditazione di varie tradizioni culturali e ogni giorno ringrazio quella vocina, quell’intuizione che mi ha fatto intraprendere questo percorso.
Ora vi saluto e vi ringrazio per queste splendide domande! È stato un gran piacere!