Se anche voi guardando qualcuno totalmente immerso nell’uso di uno strumento tecnologico avete avuto l’impressione che costui o costei fosse come “telecomandato” e d’impulso avete pensato:”cos’è andato storto..c’è qualcosa che non va” Allora posso presumere che i brani selezionati per questo articolo vi piaceranno certamente. È ovvio che la tecnologia informatica ci ha dotato di strumenti formidabili di indiscutibile utilità. È fondamentale però che questa non si sostituisca alle abilità innate del nostro strumento principale: il cervello. Per non correre il rischio di farsi telecomadare ci sono molti antidoti e il più potente io lo chiamo curiosità. Come si coltivano la curiosità, la fiducia, l’entusiasmo e lo sviluppo esistenziale? Mantenendo aperti quei canali che ci fanno affrontare la vita come un ‘avventura importante e degna di essere vissuta. A tutti gli “esploratori” del pianeta vita vorrei consigliare la lettura di: VIVERE, AMARE, CAPIRSI. Anche se non si tratta di una novità editoriale il best seller di Leo Buscaglia è secondo me un vero toccasana per chiunque si occupi di educazione. Soprattutto per coloro che hanno compreso che la vera capacità di educare può essere proposta solo da chi educa se stesso permanentemente.

Come invito alla lettura vorrei proporre alcuni stralci da brani utili ad approfondire il tema che ispira questo articolo.

Desidero incominciare citando un brano di Anthony Storr, tratto dal suo libro meraviglioso, intitolato The World Of Children. Storr dice che siamo tutti bambini, anche se molti di noi lo hanno dimenticato. Io credo che sarebbe molto bello se potessimo rimetterci in contatto con ciò che accadeva all’inizio, quando incominciavamo a scoprire a tastoni il mondo. Vedere il nostro primo albero. C’è stata, per ognuno di noi, la prima volta in cui abbiamo raccolto un fiore o acceso un fuoco. È un percorso molto lungo in cui siamo ancora coinvolti, o almeno lo spero. Stiamo ancora scoprendo a tastoni il mondo. Per noi non basta vedere un albero; vogliamo sentirne l’odore, vogliamo abbracciarlo, vogliamo assaporarlo, vogliamo masticarlo, vogliamo farne veramente l’esperienza. Ed è questo che dona alla vita il suo incanto e la sua magia.

Ma Storr dice: “È ignominioso essere un bambino. Essere così piccolo che puoi venire sollevato e spostato secondo il capriccio degli altri. Essere nutrito o non nutrito. Venire pulito o lasciato sporco. Venire reso felice o lasciato lì a piangere. Sicuramente è un tale culmine dell’umiliazione che non è sorprendente che alcuni di noi non si riprendano mai. Perché senza dubbio una delle paure fondamentali è quella di essere trattati come cose e non come persone. Maneggiati, spinti qua e là da forze impersonali, trattati come se non contassimo nulla da quelli che sono più forti, che sono superiori. Ognuno di noi può essere un atomo minuscolo in un universo immenso, ma abbiamo bisogno di illuderci che contiamo… che la nostra individualità attiri l’attenzione. Venire completamente trascurati come persone è una specie di morte nella vita, contro la quale siamo costretti a combattere con tutte le nostre forze.

Io credo che quanti di noi lavorano nelle professioni assistenziali sappiano, forse più di chiunque altro, quanto è difficile trovare quell’io, conservare quell’io e potersi fare avanti e dire, non già “io sono”, bensì “io sto diventando”, perché in realtà sotto molti aspetti noi non siamo ancora nati. Eppure, per quel che ne so, non esiste una scuola per la vita, e ci sono pochissimi modelli..individui che possano veramente farsi avanti e dire:”Io sto diventando, io sono. È meraviglioso. La vita è bella, il mondo è bello”.

….. Io faccio eco a questa frase :”Perché non lo diciamo ai bambini?” Perché non diciamo loro che possono scegliere l’amore e non la sconfitta? Quando vi guardate in giro, potete vedere che ci sono tanti sconfitti…. Perché le cose non vanno diversamente? Forse perché siamo stati tutti allevati in giardini recintati siamo tutti protetti contro la vita. Non ci è permesso di vedere che cos’è la vita… come se la vita fosse una terribile bruttura…e per questo siamo stati allevati dietro muri artificiali, in giardini pieni di fiori e meraviglie. Solo quando arriviamo all’adolescenza, ci arrampichiamo su quel muro e scopriamo di non avere gli strumenti per sopravvivere alla realtà. Non vogliamo soffrire e perciò prendiamo pillole, prendiamo droghe, ci ubriachiamo, ci stordiamo. Abbiamo paura di vivere ma abbiamo ancora più paura di morire. Accusiamo il passato, amiamo accusare tutti, nel passato, ma ci sentiamo impotenti di fronte al presente e al futuro. Sospettiamo degli altri, ma soprattutto sospettiamo di noi stessi. Abbiamo dimenticato come ascoltare le nostre voci. Siamo in contraddizione con ciò che viene da noi. Ci lasciamo sfuggire il presente. Lo lasciamo andare. Non sappiamo che possiamo scegliere, e che possiamo scegliere la gioia. Non abbiamo uno scopo e non comprendiamo che cosa sia la vita. Non ci domandiamo mai :”Cosa ci faccio qui?”.Forse che siamo qui solo per occupare uno spazio?

Ho trascorso molto tempo in monasteri Zen e in monasteri buddisti e in ashram dell’India per cercare d’imparare il più possibile dal maggior numero di culture. Ho avuto la fortuna di poter imparare che vi sono molte vie. Ma in India vidi una cosa che non ho mai visto altrove, e che avvenne come per magia. Quando arrivai a Calcutta, scesi dal treno e non avevo ancora percorso quattrocento metri quando, come per un sovraccarico percettivo, vidi tutto ciò che c’è da vedere nella vita! Vidi infelicità, vidi disperazione, vidi bambini che morivano di fame, vidi gente dall’espressione angosciata, vidi gioia e vidi rapimento. Sì, vidi anche rapimento. Vidi fiori e danze e bellezze e morte. In quattrocento metri… mentre avevo impiegato tanti anni della mia vita solo per cominciare a imparare che cos’è la vita. Ed è questo che intendo dire quando affermo che noi neghiamo la vita ai bambini. Attendiamo che siano diventati adulti per insegnare loro qualcosa sulla morte. Facciamo in modo che i bambini credano che la vita sia un letto di rose. Che delusione, per loro, quando scoprono che non è vero! Lasciamo che i bambini credano che siamo perfetti; che esperienza devastante è per loro, quando scoprono che non lo siamo! Perché non insegnare cos’è l’umanità, visto che siamo esseri umani?

Prima di insegnare ai bambini, dobbiamo imparare a parlare con loro. Mi piacerebbe molto scrivere un libro intitolato :”Come parlare con i bambini”, perché vedo benissimo cosa succede tra gli adulti e i bambini: noi parliamo a loro, parliamo come se non ci fossero, parliamo in modo che non ci capiscano. Non comunichiamo mai con loro. Per comunicare veramente con i bambini, dobbiamo esercitarci a piegare le ginocchia. Dobbiamo piegarci per stare faccia a faccia con loro. Dobbiamo cercare di entrare nel loro mondo e smetterla di parlare loro del nostro. Ascoltiamoli. Invitiamoli, a dirci che cosa vedono e sentono e odono perché – e questo vi sorprenderà – possono insegnarci qualcosa. E possono rimetterci in contatto con la meraviglia che era in noi e che abbiamo dimenticato.

Continuo a girare per le scuole perché, come ho detto, per me essere un insegnante è la cosa più importante del mondo. E che cosa sento? Sento ancora gli insegnanti che gridano :”Non ci muoveremo da questa classe se la fila non sarà ben diritta”. Bell’affare. Non si impara nulla, ma la fila deve essere ben diritta.

Apprezzo molto ciò che dice Haim Ginott: Un bambino ha il diritto di ricevere dagli adulti messaggi razionali. Il modo in cui i genitori e gli insegnanti parlano aiuterà i bambini a capire ciò che devono provare per sé stessi. Le affermazioni degli adulti influiscono sulla stima che il bambino ha di sé, sul valore che attribuisce a sé stesso. In un’ampia misura, il linguaggio determina il suo destino. I genitori e gli insegnanti devono sradicare la follia insidiosamente celata nel loro linguaggio quotidiano. I messaggi che dicono a un bambino di diffidare della sua percezione lo inducono a rinnegare i suoi sentimenti e a dubitare del suo valore. I cosiddetti discorsi “normali” che vanno per la maggiore fanno impazzire i bambini. I bambini e le frasi che ispirano vergogna, le prediche e le morali, gli ordini e le prepotenze, le ammonizioni e le accuse, gli atteggiamenti che ridicolizzano e sminuiscono,le minacce e gli allettamenti, le diagnosi e le prognosi…queste tecniche, brutalizzano, involgariscono e disumanizzano i bambini. La sanità mentale viene solo quando ci fidiamo della nostra realtà interiore e questa fiducia si apprende soltanto attraverso il processo della vera comunicazione.

Di cosa ha bisogno di sapere un bambino? Vorrei parlarvi delle cose che ritengo essenziale far sapere ai bambini. E per prima cosa dobbiamo incominciare presto a metterli al corrente di quelle meravigliose miniere d’oro dell’immaginazione che sono esclusivamente loro. Dobbiamo convincerli che in tutto il mondo loro sono gli unici “se stessi”. Credo che alcuni di noi l’abbiano dimenticato.

Ci sentiamo più tranquilli se possiamo buttare tutti in uno stampo; questa è una caratteristica della nostra società. Ma non siamo tutti modellati nello stesso stampo!Guardate i volti dei bambini.Io non ne ho mai visti due uguali,e questo mi piace moltissimo.Mi piace pensare che in ognuno di loro è una combinazione che non si ripeterà più nella storia dell’ umanità.

Dobbiamo indurre i bambini a comprendere che non soltanto hanno questa capacità incredibile, ma hanno anche la potenzialità. C’e in loro da”scoprire”molto di più di quello che è stato “scoperto”! E questo è meraviglioso Dovunque si trovino, stanno appena incominciando ;e il grande viaggio magico della vita consiste nello scavare, nello scoprire quel meraviglioso “loro”.

Sapete che cosa mi colpisce veramente? Noi siamo le uniche creature viventi che sappiamo pensare al pensiero. Possiamo usare simboli per pensare al pensiero. Possiamo analizzare, possiamo sognare, possiamo creare nelle nostre menti… ecco ciò che significa essere umani, ed ecco perché dovrebbe darci una sensazione immensa di meraviglia e di magia.

Potete donare agli altri soltanto ciò che avete. Se siete ignoranti, insegnerete la vostra ignoranza; perciò dovete lavorare per acquisire la saggezza. Se siete incatenati, insegnerete i vostri pregiudizi, e perciò dovete lavorare per assicurarvi la lì libertà personale. Viene tutto da voi.

Un’ultima cosa che voglio dire ai bambini è che la vita non è soltanto sofferenza, infelicità e disperazione come si sente nel telegiornale e come si legge nei quotidiani. Quelle sono le cose che fanno notizia. Quelle che non sentiamo mai sono le cose meravigliose, amabili, grandi, fantastiche che accadono egualmente. In un modo o nell’altro, dovete far conoscere ai bambini anche queste cose meravigliose. Per riuscirci, dovete ritrovare il contatto con la vostra gioia e la vostra follia. Siamo tutti matti! E se non lo credete, siete più matti degli altri. La gioia,la meraviglia, il rapimento nascono dalla sorpresa. La monotonia conduce alla noia, e se siete annoiati, siete noiosi.Vi stupite che gli altri non vogliano stare con voi! Potete scegliere la gioia, la libertà, la creatività, la sorpresa, oppure l’apatia e la noia. E questa scelta potete farla ora! C’è una pagina che apprezzo moltissimo e che riassume tutto questo. È stata scritta da Frederick Moffett, del Dipartimento della Pubblica Istruzione di New York. È intitolata “How A Child Learn”, “Come impara un bambino”.

Un bambino impara così, acquisendo nuove capacità tramite le dita delle mani e dei piedi. Assorbendo le abitudini e gli atteggiamenti di coloro che gli stanno intorno, spingendo e tirando il suo mondo. Un bambino impara così, più provando che sbagliando, più attraverso il piacere che attraverso la sofferenza, più grazie all’esperienza che grazie ai suggerimenti e alle spiegazioni, è più grazie ai suggerimenti che agli ordini. E un bambino impara così, tramite l’affetto, l’amore, la pazienza, la comprensione, il senso di appartenenza, il fare e l’essere. Giorno per giorno il bambino perviene a conoscere un po’ di quello che voi sapete, un po’ più di quello che voi pensate e comprendete. Ciò che voi sognate e credete, in verità, è ciò che sta diventando quel bambino. Nello stesso modo in cui voi percepite oscuramento o chiaramente, pensate confusamente o nitidamente, credete stupidamente o saggiamente, sognate in modo scialbo [e questo mi piace moltissimo] o in modo aureo, rendete falsa testimonianza o dite la verità… così il bambino impara.

Dobbiamo dire ai bambini che hanno la possibilità di scegliere tra l’amore e la sconfitta. Perché lasciarsi sfuggire l’amore è lasciarsi sfuggire la vita. Thornton Wilder dice :”Vi è una terra dei vivi e una terra dei morti, e il ponte è l’amore. L’unica sopravvivenza è l’unico significato”. Diciamolo ai bambini!

Impariamo a parlare con i bambini!